Vienna, 11 maggio 1924
Mia cara Julca,
Ho dovuto trattenermi più di quanto pensassi. Mi ero
abituato a pensare che tra breve, alla fine di maggio, ti avrei rivista, che
non riesco a consolarmi. Per me è necessario che ci riuniamo: mi pare di essere
diventato un punto interrogativo nell’infinito spazio; non so dove mettere i
piedi per trovare una concretezza. Penso a te in continuazione e mi viene
voglia di scrivere delle elegie gemebonde contro l’avverso destino che ci ha
separati così giovani, quando appena avevamo cominciato a conoscere la
felicità.